I gruppi islamici radicali somali stanno intensificando i raid oltre confine nel nord est del Kenya nonostante l'elevato stato d'allerta nell'area. Lo riferiscono abitanti della zona e funzionari.

Il Kenya da molto tempo sta guardando con timore alla vicina Somalia, dove si allarga l'azione dei militanti islamici radicali.
In questo periodo due gruppi si contentono il controllo della parte meridionale della Somalia: i militanti di al-Shabaab, gruppo legato ad al Qaeda, e i militanti fondamentalisti rivali. Al-Shabaab è un gruppo di ribelli islamici che combatte in Somalia per rovesciare il debole governo di transizione somalo, Tfg, guidato dal presidente Sheikh Sharif Ahmed, in carica dal 2009.
"Il mese scorso hanno attaccato un hotel, sparando ovunque per due ore", ha detto a Reuters Mohamed Barre Ali, anziano keniano. "Non è stato il primo raid e non sarà l'ultimo. Due giorni fa ci hanno avvertito che ci avrebbero attaccati nuovamente", ha proseguito, mostrando i segni lasciati dagli spari sulle case e sulle macchine.

"Nonostante l'impegno militare, l'incapacità del Kenya di contrastare i militanti somali potrebbe essere una decisione strategica per evitare l'ingresso nel paese di al-Shabaab." Lo ha detto a Reuters un militare in pensione, aggiungendo che il conflitto è "un serio problema di sicurezza che conferma la partecipazione del Kenya".
Le milizia somale già in passato hanno minacciato di attaccare il Kenya e il governo di Nairobi ha espresso il timore di subire attentati suicidi anche sul suo territorio, come è accaduto poche settimane fa a Kampala, in Uganda. Durante la finale della Coppa del Mondo, al-Shabaab ha sferrato un attacco nella capitale ugandese uccidendo 79 persone.
Gli Usa hanno espresso la loro preoccupazione rigurado il campo profughi di Dadaab, che ospita 280.000 rifugiati somali a si trova a nord est del Kenya, a 90 chilometri dal confine somalo, e potrebbe essere il luogo dove al-Shabaab recluta nuovi militanti.