Con la conquista della candidatura repubblicana per la corsa alla carica di governatore dello Stato di New York, Carl Paladino è già, e il nome è profetico, l'eroe del Tea Party. Il movimento ultra conservatore, protagonista mediatico assoluto della campagna elettorale di medio termine negli Stati Uniti, espugna una delle roccaforti repubblicane sconfiggendo il candidato ufficiale del Grand Old Party (Gop), Rick Lazio, che al termine degli spogli ha visto le sue preferenze ferme al 37,9 percento, contro il 62,1 percento di Paladino. Oltre i numeri, che nelle ultime ore hanno confermato anche la vittoria di Christine O'Donnel sul repubblicano Micheal Castle in Delaware, la vera forza del Tea Party risiede in una serie di logiche che superano le normali leggi della politica e attraggono una fascia sempre più ampia dell'elettorato statunitense. Cosa si nasconde dietro la forza del "popolo del Tè"? PeaceReporter lo ha chiesto a Steve Cobble, membro associato dell'Institute for Policy Studies di Washington.
Come interpreta questo successo elettorale raggiunto dal Tea Party?
La forza del Tea Party nasce originariamente da un'avversione razziale verso un presidente Afroamericano, non conservatore, ed è alimentata da una rabbia provonda nei confronti di Wall Street, un'istituzione che negli ultimi mesi è stata favorita da entrambi i maggiori partiti. Il movimento è ormai andato ben oltre le sue battaglie razziali, grazie ai soldi e alla leadership offerta dagli attivisti dell'ala destra e dai finanziatori delle aziende, senza considerare la forte popolarità che Sarah Palin nutre presso gli elettori conservatori.
La vittoria del Tea Party è una vittoria del conservatorismo sul moderatismo repubblicano o sulle politiche democratiche del presidente Obama?
Penso che la risposta a questa domanda sia "entrambe le cose". Il Tea Party è certamente animato da un'antipatia nei confronti del presidente Obama e la politica dei democratici al Congresso. Ma durante queste primarie il movimento ha anche chiaramente scatenato la sua rabbia su alcuni, cosiddetti, repubblicani "moderati". Uno sviluppo affascinante nella gara elettorale che in realtà dà ai democratici una migliore possibilità di mantenere il potere quest'anno.
Crede che la corsa del Tea Party sarà circoscritta all'area politica di destra o continuerà fino a portare i membri del movimento all'interno del Congresso?
La giuria si è ancora espressa sulla questione. Il successo dei candidati del Tea Party alle primarie repubblicane offre ai democratici delle chance più concrete di sopravvivere alle elezioni di medio termine del prossimo novembre. Tuttavia, l'astio verso i democratici al Congresso e verso l'Amministrazione Obama, rimane forte, a causa del loro presunto servilismo verso Wall Street, a causa di due lunghe guerre, e della mancanza di posti di lavoro. Non è ancora chiaro se i candidati del Tea Party riusciranno ad avere successo guadagnando diversi seggi al Senato. Se ce la faranno si svilupperà la loro influenza all'interno del partito repubblicano. Se falliranno, l'establishment del Gop potrebbe reagire contro di essi, e questo potrebbe costargli diversi seggi alla loro portata.
Crede dunque che il presidente Obama manterrà la maggioranza al Congresso?
Penso proprio di sì. I Democratici manterranno piccole maggioranze in ciascun ramo del Congresso quest'autunno. Vorrei però farvi notare che la mia opinione non è probabilmente la più diffusa su questo punto; che molto dipenderà dall'affluenza alle urne, con un sacco di elettori democratici ancora indecisi, e che se le elezioni si tenessero oggi, penso che i repubblicani le vincerebbero. Credo che i democratici abbiano il tempo, i fondi, e gli argomenti per recuperare consensi prima dell'election-day di novembre e mantenere la maggioranza parlamentare, ma dovranno impegnarsi fortemente.
Antonio Marafioti