È una fase finita e si chiude, per fortuna, una fase estremamente negativa per molti aspetti.
Primo per il conflitto di interessi, che ha determinato una profonda corruzione dell'intero sistema legislativo. Il legiferare per sé e per gli amici ha determinato degli effetti più generali, in cui la funzione legislativa è passata a essere da fatto pubblico a fatto privato
Secondo: sarebbe sbagliato limitarsi a questo; sui temi della giustizia c'è stato un intervento che ha profondamente sbilanciato il sistema a favore del blocco sociale del presidente del Consiglio. Il sistema normativo è cambiato con una articolazione, una forbice fra i deboli e i forti che si è profondamente allargata,. Nel diritto penale c''è stata una virata repressiva sui reati cosiddetti comuni che poi sono i reati delle frange più deboli, e una dilatazione di diritto e di fatto dell'impunità dei colletti bianchi. In tutto il sistema c'è stata questa crescita di una giustizia forte con i deboli e debole con i forti. Non solo una ricaduta di interessi personali, quindi, ma anche uno spostamento del sistema normativo a favore di una parte sola della società. Il sistema carcere e i suoi numeri ne sono una prova evidente.
Per ultimo c'è stato un intervento diretto sulla magistratura: il tentativo di cambiarne l'ordinamento in parte è riuscito, con la riforma Castelli. Lo stato dell'indipendenza della magistratura è meno garantito sia a livello normativo sia a livello di prassi. La campagna continua di delegittimazione ha determinato una situazione della giustizia molto preoccupante.
Non pensiamo che la caduta del governo Berlusconi miracolosamente volti pagina, ci vogliono interventi culturali politici e legislativi per riequilibrare un sistema che ne esce squilibrato. Culturale, perché riguarda anche i magistrati. Paradossalmente con la pressione del governo Bellusconi c'è stato un grande compattamento corporativo dei magistrati che sono diventati refrattari alle critiche.
Angelo Miotto