È un ritorno alla Russia sovietica la legge approvata in prima lettura al parlamento di San Pietroburgo, che prevede multe per quanti decideranno di ammettere pubblicamente le proprie inclinazioni omosessuali, e quindi gay, lesbiche, bisessuali o di transgender.
Il Paese, dove l'omofobia è molto forte e c'è ancoea molto da fare per le questioni di genere, più in generale, aveva abolito il reato di omosessualità solo nel 1993, ma "l'orientamento sessaule deviato" è stato considerato una una malattia mentale sino al 1999, anno in cui fu eliminato dalla lista delle patologie.
Protestano gli attivisti gay che definiscono la normativa "medioevale" e la bollano come una semplice "trovata pre-elettorale" per rafforzare i consensi del partito putiniano, 'Russia Unita', promotore dell'iniziativa.
La legge prevederebbe multe da tremila a cinquemila rubli (da 72 a 120 euro) per i singoli, sino ad arrivare ai 50 mila rubli (1.200 euro) per le organizzazioni che diano voce a certe istanze e che organizzino eventi mediatici. L'ex sindaco di Mosca, Iuri Luzhkov, aveva definito "opera di Satana" le parate gay, puntualmente negate o represse dalle forze pubblice, mentre il presidente del parlamento di San Pietroburgo, Vadim Tiulpanov, ha suggerito di inasprire le sanzioni portandole sino a 500 mila rubli, 12 mila euro.