Tempi duri per i media
in Cina. Ieri Pechino ha annunciato nuovi controlli delle comunicazioni fra
funzionari dei tribunali e giornalisti. Secondo l’agenzia di Stato Xinhua,
diversi “portavoce speciali” dovranno ora rilasciare le informazioni ai
reporter e qualsiasi fuga di notizie verrà sanzionata. Il presidente della
Corte Suprema del Popolo, Xiao Yang, ha detto che 65 funzionari sono già stati
designati.
Il vice di Yang, Cao
Jianming, ha aggiunto che casi giudiziari riguardanti stranieri, sicurezza
nazionale, gruppi etnici, religione e altri “temi sensibili” devono essere
esaminati prima che i media vengano informati. Ottenere informazioni sulla
nebulosa giustizia cinese, quindi, da adesso sarà ancora più difficile.
Le restrizioni alle agenzie straniere. I nuovi limiti alla libertà di stampa
arrivano solo pochi giorni dopo l’ordine imposto alle agenzie straniere
operanti in Cina di far filtrare tutti i loro testi e le foto attraverso la
Xinhua. Il provvedimento, annunciato il 10 settembre scorso, riguarda l’informazione
diffusa nella Repubblica Popolare, ma anche a Hong Kong, Macao e Taiwan. E’
stato soppresso, inoltre, il permesso concesso nel 1996 alle agenzie straniere
di vendere notizie ai media cinesi.
Secondo Reporter
senza frontiere (Rsf), la Xinhua così “s’impone come un predatore della libertà
d’impresa e di informazione”.
La nuova normativa,
composta da 22 articoli, impedisce – come si legge sul sito della Xinhua - la
diffusione di notizie contrarie alla Costituzione o a ogni altra legge cinese,
che mettono in pericolo l’unità nazionale, la sovranità, l’integrità
territoriale, la sicurezza nazionale, la reputazione e gli interessi della Cina
e che violano la

politica cinese sulle religioni o promuovono le sette e la
superstizione. E’ anche proibito minacciare l’ordine sociale ed economico, o le
tradizioni culturali del Paese. Potranno essere punite, infine, la propagazione
di oscenità e la diffamazione.
Ovvio lo sconcerto
di tutti i gruppi che lottano per la libertà di stampa, come appunto Rsf, il
Committee to Protect Journalists e Human Rights Watch. Anche il presidente
della Commissione Europea, Jose Manuel Barroso, ha criticato la normativa in
vista del summit sui diritti umani tra l’UE e Pechino previsto per ottobre.
Vittime della censura. Decine di giornalisti, studenti e cibernauti
sono tuttora in carcere per aver divulgato informazioni considerate
“segreto di Stato”. Nelle ultime settimane tre celebri personaggi, il
corrispondente del quotidiano di Singapore “Straits Times” Ching Cheong, il
ricercatore del New York Times Zhao Yan e l’attivista Chen Guangcheng, sono
stati giudicati e condannati per diversi crimini. Ma le informazioni sui loro
processi a porte chiuse sono venute solo dai parenti degli imputati, dagli
avvocati e da funzionari anonimi.