03/09/2007versione stampabilestampainvia paginainvia



Il governo di Pechino, entro il 2010, garantirà la copertura sanitaria a tutti i suoi cittadini
Scritto per noi da
Veronica Fernandes

Anche in Cina sta per arrivare il diritto alla salute. Dal prossimo settembre al 2010 il governo di Pechino metterà in cantiere una serie di riforme, leggi e programmi per garantire a tutti i cittadini una copertura sanitaria di base. Lo ha annunciato il premier Wen Jiabao a poche settimane dal 17esimo congresso del Partito comunista cinese.

Medico cineseIl nuovo sistema sanitario. Il principio su cui si fonda il nuovo corso della sanità pubblica cinese è semplice: ogni cittadino ha diritto alle cure mediche, senza distinzione di reddito, residenza e provenienza. Lo stato provvederà ad assicurare una base gratuita di servizi negli ospedali e nei centri di primo soccorso, potenzierà l'intervento nelle zone rurali e tenterà di abbattere il dislivello con l'assistenza offerta ai cittadini stranieri. A settembre parte il primo progetto pilota, che arriverà in 79 città della Cina, tra cui tutte le capitale delle province. Il piano, sostanzialmente, è quello di sovvertire l'ordinamento imposto dalla riforma precedente, nel 1994. Ritorneranno quindi i medici nelle zone rurali, i farmaci saranno venduti a un prezzo accessibile e verrà potenziato l'apparato ospedaliero anche al di fuori delle zone urbane, per garantire un trattamento sanitario anche a quegli 800 milioni di cinesi che non hanno seguito l'ondata della fuga in città. Il progetto pilota verrà studiato per decidere quali migliorie apportare, poi il modello verrà diffuso in modo capillare in tutta la Cina. E, entro il 2010, tutti gli abitanti della Repubblica Popolare avranno una copertura sanitaria, anche se non si è ancora parlato di chi effettuerà i controlli di qualità e con quali standard.

Arresto di Zheng XiaoyuI problemi del sistema precedente. Dopo due anni di dibattito, Wen Jiabao è giunto alla conclusione che era necessario fare marcia indietro rispetto al 1994. Tra i dati analizzati c'è anche un rapporto del Organizzazione mondiale della sanità (Oms) che condanna la politica sanitaria del suo Paese: dei 191 Paesi membri, la Cina si colloca in fondo alla lista a causa della corruzione (Zheng Xiaoyu, ex responsabile nazionale per la Sanità, è stato condannato a morte per una mazzetta da 790.000 dollari), e l'inadeguatezza dell'intervento statale. Gli investimenti per le spese mediche del governo di Pechino sono solo il 2 percento del totale mondiale e devono coprire 1,3 miliardi di persone, il 22 percento degli abitanti della Terra. Di questa cifra, l'80 percento è riservato ai funzionari del governo, appena 8,5 milioni. La metà della popolazione cinese, invece, ha dichiarato di non aver mai visto un medico perché non ha i soldi per il consulto. Rispetto al 1980, quando l'apparato statale finanziava in parte la sanità, il 37 percento dei cittadini aveva un'assicurazione, dato che è sceso al di sotto della metà (15 percento) nel 2000. Il governo aveva negato le carenze, vantando di aver costruito nuovi ospedali. Solo nelle città, però, caricando chi vive nelle campagne dell'ulteriore costo del trasporto e dell'alloggio per una semplice visita medica. Ecco chi sono le vere vittime della riforma del 1994, gli abitanti delle aree rurali.

Medici a BeijingLa riforma del 1994. In una notte quasi la metà della popolazione cinese si è trovata senza nessuna possibilità di operarsi, farsi diagnosticare una malattia o prescrivere farmaci. Né tanto meno di comprarli. Sono scomparse le cooperative sanitarie in cui, pagando uno yuan, ci si assicurava una copertura sanitaria di base. Tutti i medici che lavoravano nelle strutture decentrate, soprattutto nelle campagne, hanno perso il lavoro. Lo stato ha ritirato il fondo con cui sovvenzionava le medicine e i prezzi sono cresciuti del 15 percento. Se un cinese, nel 1980, spendeva 11 yuan (1,35 dollari) all'anno per un'assicurazione medica, nel 2000 il suo investimento, se aveva i soldi per farlo, è arrivato a quota 50 dollari mentre il ministero dell'Economia ha ampliato gli investimenti del settore di due punti, dal 3 al 5 percento del Pil. Dal 1994, infatti, Pechino ha demandato ai governatori delle province di occuparsi del sistema sanitario, tagliando le sovvenzioni e aprendo alle compagnie assicurative private. "Un disastro", come hanno detto più tardi anche alcuni ufficiali del governo. Le autorità locali non hanno fondi, non esiste un piano di coordinamento a livello nazionale. A rimetterci, di nuovo, quegli 800 milioni di abitanti delle campagne  e i disoccupati, che non possono certo firmare un contratto con un'assicurazione e hanno speso tutti i loro risparmi per le urgenze mediche. Per i funzionari del governo e gli stranieri, invece, non è cambiato nulla: ai primi l'assistenza gratuita, agli altri l'assistenza del loro Paese.
Per arginare la deriva del sistema, Pechino nel 1998 ha obbligato tutti i lavoratori a versare per la sanità  il 10 percento del loro stipendio, ma a molti non avanzava nulla, e comunque non potevano garantire che ci fossero medici disponibili. Nel 2003 il Dipartimento di Scienze mediche dell'università di Harvard, negli Usa, si è offerto di finanziare una revisione del sistema al collasso e redigere un piano per la prevenzione, le assicurazioni e l'assistenza primaria. Ma Jiabao ha deciso di fare da sé, e ha tempo fino al 2010 per dimostrare che, grazie alla sua riforma, un sesto della popolazione mondiale ha acquisito il diritto alla salute.
 
Parole chiave: cina, sanità, riforma, fernandes
Categoria: Diritti, Salute
Luogo: Cina