Più dell'80 percento dei membri del corpo di polizia e dell'esercito nazionale somalo (circa 15 mila uomini) hanno disertato, alcuni di loro prelevando armi, uniformi e veicoli, ha reso noto l'Onu.
Il capo della polizia somala, Abdi Awale, ha respinto in toto quanto redatto nella documentazione delle Nazioni Unite, sostenendo che a disertare sono state solo poche unità. In un rapporto delle Nazioni Unite, l'ambasciatore sudafricano Dumisani Kumalo, ha dichiarato che circa il 70 percento del budget finanziario del governo somalo da destinare alla sicurezza si è perso nei meandri della corruzione governativa. La precaria situazione in cui al momento si trova il fragile governo somalo, costretto a confrontarsi con una crescente sollevazione dal basso e le fazioni islamiste, ha spinto l'Unione Africana a chiedere che le unità di peacekeeping di Uganda e Burundi rimangano ancora a Mogadiscio, nonostante il primo ministro etiope sia di tutt'altro parere. Jean Ping, che presiede la commissione dell'Unione Africana ha dichiarato: "Abbiamo chiesto agli altri stati africani di aumentare la loro partecipazione in Somalia, al Consiglio di Sicurezza dell'Onu di supportarci e agli stati partner dell'Unione Africana di aiutarci finanziando le nostre forze. Il ritiro da Mogadiscio è qualcosa di non accettabile, né per l'Unione Africana, né per il resto del mondo". Le forze dell'Unione Africana dovrebbero rimanere e forse addirittura divenire più consistenti in vista del ritiro delle forze etiopi: il Consiglio di Sicurezza dell'Onu nel frattempo sta valutando la proposta statunitense di inviare in Somalia un contingente di peacekeeping Onu.