31/05/2010versione stampabilestampainvia paginainvia



Il commento del professor Zeedani, mediatore con lo Stato Ebraico per i diritti civili dei palestinesi in Israele

"Non c'è molto da dire. Si tratta di un crimine atroce. Perché stiamo parlando di dimostranti pacifici, non di miliziani armati fino ai denti. Nessuno a bordo di quelle imbarcazioni poteva rappresentare una minaccia per Israele e i suoi cittadini''.

Nemici interni? Risponde così il professor Said Zeedani, al telefono con PeaceReporter, docente di filosofia e vice rettore dell'Università al-Quds di Gerusalemme. Direttore, inoltre, della Commissione Palestinese Indipendente per la Protezione dei Diritti Civili. Un ruolo importante, che lo porta da anni a riflettere e a far riflettere sul ruolo degli arabo-israeliani all'interno delle dinamiche della società israeliana. "Quella gente era solo in viaggio per solidarietà con la popolazione civile a Gaza, per portare aiuti umanitari", dichiara Zeedani. ''Come si può attaccare questa gente dal mare e dal cielo? Questo è un crimine, del quale il governo israeliano deve prendersi la responsabilità di fronte a tutta al comunità internazionale".
Il professor Zeedani, da anni, lotta per la piena integrazione degli arabi-israeliani. Si tratta di coloro che, nel 1948, dopo la nascita dello Stato d'Israele, decisero di rimanere. Adesso rappresentano circa il 12 percento della popolazione. Decisero allora di non seguire gli 800mila profughi palestinesi, divenuti fino a ora oltre due milioni. Ma non sono mai riusciti a sentirsi completamente cittadini dello Stato Ebraico. L'ottimo risultato elettorale di Avigdor Lieberman, divenuto ministro degli Esteri, ha reso loro la vita ancora più dura in Israele, considerate le note posizioni islamofobe di Lieberman.

Tensione a Umm al-Fahm. Quello che è accaduto oggi, oltre a suscitare lo sdegno degli arabo-israeliani, rischia di essere l'ennesimo momento di frizione con il governo israeliano. Lo sceicco Raed Salah, capo del movimento islamico degli arabo-israeliani, si trovava ancora a bordo dell'ultima nave della flottiglia diretta a Gaza. Non si sono avute sue notizie per tuttala giornata, fino a quando il deputato arabo israeliano Hanin Al-Zoghbi ha confermato ad al-Jazeera che sta bene. Nella zona dalla quale proviene lo sceicco Salah c'erano stati scontri tra giovani arabo-israeliani e polizia in seguito alla notizia, diffusa questa mattina, del possibile ferimento del leader islamico durante l'assalto. Questa mattina le tv arabe avevano fatto circolare la notizia della sua uccisione, mentre successivamente hanno affermato che è stato ferito in modo grave durante l'attacco della marina israeliana. I feriti a bordo della Mavi Marmara sarebbero stati già trasportati sulla terra ferma con altri mezzi. Dentro Israele, invece, come reagirà la comunità arabo-israeliana? "Il problema è più generale: nella percezione stessa che il mondo arabo (non solo gli arabi che vivono in Israele) si pongono di fronte a queste azioni del governo israeliano. Anche paesi come la Turchia, dopo quello che è accaduto oggi - continua il professor Zeedani - si pongono e pongono mille domande. La prima reazione, comunque, è la solidarietà di fronte a questo attacco indiscriminato. Per il resto bisogna aspettare".

Christian Elia

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