25/06/2010versione stampabilestampainvia paginainvia



Tensione fra governo e comunità indigene: troppi poteri di veto per gli indios

Non ci sono dubbi: la decisione di non firmare la legge che darebbe maggiori poteri alle popolazioni indigene del paese da parte del presidente peruviano Alan Garcia potrà scatenare una serie infinita di proteste.

La legge, già approvata dal congresso peruviano, aiuta lo sviluppo delle comunità indigene del Paese, frenando l'avanzamento indiscriminato dei progetti di perforazione petrolifera, mineraria e la costruzione di infrastrutture su terra che deturperebbero (e non solo) l'ambiente. Lo scontro politico fra le parti è aperto. Impossibile, secondo l'amministrazione di Lima, che le comunità indigene siano le uniche detentrici dello "sviluppo economico" che dovrebbe essere invece a disposizione di tutta la popolazione. E non si esclude il timore di una nuova ondata di violenze fra Stato e comunità, come quelle avvenute l'anno scorso nella provincia di Bagua dove morirono 34 persone di cui 25 agenti di polizia a causa di alcune leggi che sarebbero andate a colpire direttamente le comunità (e il territorio) dell'Amazzonia peruviana.

Fatto sta che l'esecutivo peruviano questa legge proprio non la digerisce, nonostante, come detto, il congresso l'abbia già approvata. E' evidente che al presidente Garcia il fatto che le comunità potessero avere un certo potere decisionale sulla realizzazione o meno di progetti relativi alla costruzione di strade o infrastrutture, non andava bene. E per questo ha consegnato ai responsabili dell'esecutivo una serie di sue osservazioni.
Ma le campane da ascoltare sono sempre due. Le comunità indigene infatti, sostengono di non aver tratto fino a questo momento alcun beneficio dall'introduzione della nuova legge. Non solo. Il tira e molla con il governo potrebbe a loro dire distruggere le tradizioni millenarie che mantengono viva la cultura indigena dell'area.

"Il governo non capisce e non rispetta il diritto delle comunità indigene" dice Edgar Reymindo, militante del Bloque Popular. La mobilitazione non tarderà ad organizzarsi. Questo è certo. Sono già molti i gruppi in difesa dei diritti umani che sostengono che tutto questo non sia in linea con le regole stabilite dall'Organizzazione delle Nazioni Unite e con l'Organizzazione Internazionale del Lavoro. Garcia dal canto suo è convinto delle sue posizioni sostenendo in tutto e per tutto i diritti delle popolazioni native ma rigettando la possibilità che abbiano il diritto di porre veti su decisioni dell'esecutivo. D'altronde, il continuo e scriteriato sfruttamento delle risorse naturali del Paese è sempre stato uno dei crucci delle comunità indigene che temono una distruzione totale della natura peruviana. Allo stesso tempo è anche vero che gli investimenti stranieri nel Paese, soprattutto dalla Cina, hanno consentito al Perù di diventare una delle economie che maggiormente sono cresciute nel decennio passato.
Ad ogni modo, le comunità indigene del Paese sono pronte a dare battaglia politica all'esecutivo. E continuano a ribadire le loro ragioni. Non solo. Le comunità sono ormai stufe di essere emarginate e mai interpellate quando si devono prendere decisioni importanti nell'area dove vivono da millenni. E sono anche stanche delle promesse. Mai, secondo quanto raccontano i rappresentanti indigeni, le comunità hanno visto i benefici dello sfruttamento delle risorse naturali del Paese.

 

 

Alessandro Grandi

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