Sono 20 i milioni di euro che l'Unione Europea si è impegnata a versare nelle casse dell'Autorità Nazionale Palestinese (Anp). Lo ha annunciato il presidente della Commissione Europea José Manuel Barroso al termine dell'incontro con il primo ministro dell'Anp, Salam Fayyad.
Finanziamenti. Ufficialmente lo stanziamento dei 20 milioni, ai quali potrebbero aggiungersene altri 40 di aiuti supplementari, servirà per "coprire i bisogni specifici" dell'Anp. Nessun riferimento ai bisogni dei civili o allo sviluppo della Striscia di Gaza per la quale Barroso si è limitato a ribadire che: "Il miglioramento della situazione economica nella Striscia di Gaza non è semplicemente una questione di locazione di aiuti, si tratta di rivitalizzare l'economia locale. Ciò richiede l'apertura dei valichi di frontiera aggiuntivi, in modo che le infrastrutture, gli ospedali e le scuole possano essere ricostruiti, le materie prime possano fluire e l'esportazione possa defluire. Come abbiamo ripetutamente affermato, l'Ue è pronta a sostenere Israele e l'Autorità palestinese per l'apertura dei valichi di terra". Che tradotto significa c'è l'impegno politico per i negoziati ma i soldi continueranno ad essere dati all'Anp. Precedentemente l'Autorità Palestinese aveva già ottenuto da Bruxelles 158 milioni e mezzo di euro per il pagamento dei tributi sociali e degli stipendi degli statali. Per l'implementazione dei progetti di sviluppo sul territorio volti alla costruzione dello Stato palestinese dall'Ue sono invece partiti circa 71 milioni di euro.
Atteggiamento contraddittorio. Quella di Bruxelles sembrerebbe essere l'ennesima retromarcia sul fronte aiuti dopo l'ultimatum di inizio mese rivolto agli esponenti del governo di Ramallah: o dialogate seriamente con Israele per la pace o i nostri aiuti diminuiranno. Da allora, da sempre, la situazione non è cambiata nonostante i pomposi proclami di Tel Aviv sull'allentamento del blocco dei prodotti in entrata nella Striscia di Gaza. E questo Barroso non ha potuto ignorarlo durante il suo intervento: "Nonostante la dichiarazione incoraggiante da parte del governo di Israele il 20 giugno e la pubblicazione della lista delle merci da ammettere a Gaza, la situazione è tuttora sostanzialmente invariata". A nulla sono servite le dichiarazioni della Francia che, all'inizio del mese, ha minacciato di far saltare la Conferenza di Parigi 2 in caso di non raggiungimento di risultati concreti al tavolo delle trattative. L'Anp non otterrà, forse, i 7,7 miliardi di euro che nel 2007 settanta paesi, riuniti nella capitale frencese, promisero e distribuirono alle istituzioni palestinesi, ma di certo gli attuali finanziamenti dell'Ue riusciranno a far prendere una boccata d'aria ai governanti dello Stato diviso e a rinviare a data da destinarsi il dialogo con Israele. Proprio le politiche del governo presieduto da Benjamin Netanyahu sono state deplorate da Barroso che si è detto preoccupato "per gli ultimi sviluppi a Gerusalemme Est. Gli insediamenti e la demolizione delle case sono illegali e vanno contro il diritto internazionale. Essi costituiscono un ostacolo alla pace e minacciano di rendere impossibile il raggiungimento della soluzione a due Stati. Invito tutte le parti ad astenersi da azioni che possono compromettere i colloqui".
Critiche. Contro il provvedimento dell'Unione ora potrebbe scendere in campo la TaxPayers' Alliance (Tpa), un'organizzazione no profit britannica che già in passato aveva criticato il sostegno economico di Bruxelles all'Anp colpevole, secondo loro, di diffondere "messaggi di odio [su] tutti i media palestinesi". Il piano della Tpa, dei suoi ventimila sostenitori e delle Ong amiche in Europa è quello di subordinare la devoluzione degli investimenti alla loro efficacia per lo sviluppo di Gaza. La cordata guidata dalla "campaign manager" di Tpa Susie Squire predica trasparenza nei rendiconti dei fondi dell'Ue all'Anp che, solo nel 2007, hanno toccato quota 420 milioni di euro (lo 0,37 percento del bilancio comunitario). Istruire al rispetto della pace piuttosto che costruire una scuola che potrebbe essere distrutta nel prossimo raid della Heyl Ha'Avir è il motto di Tpa che chiede di sapere se cifre così ingenti raggiungano gli scopi per i quali sono state stanziate e non finiscano, come si paventa, ad incrementare gli arsenali di Hamas e, quindi, la durata del conflitto.
Antonio Marafioti