04/07/2011versione stampabilestampainvia paginainvia



Sono africani adesso i signori della cocaina che gesticono il narcotraffico nelle aree occidentali del continente nero, e si impongono man mano sui 'colleghi' latinoamericani

In principio fu la Guinea Bissau. La storia dell'Africa Occidentale come nuova piattaforma per il traffico di cocaina dal Sud America al continente europeo comincia intorno al 2004. La Guinea Bissau è subito tra i Paesi protagonisti, tanto da trasformarsi in soli tre anni in un vero e proprio narco-stato, facendo così scattare l'allarme dell'Unodc (United Nations Office on Drugs and Crime), che sollecita l'attenzione internazionale su quanto sta accadendo nell'intera regione.

Per farsene un'idea, bastano i numeri: nel 2004, si stima che siano transitate nell'Africa Occidentale tre tonnellate di cocaina. Di anno in anno le cifre aumentano, finché nel solo 2007 si arriva a un volume complessivo di 47 tonnellate. Poi, tra il 2008 e il 2009, si registra un calo, e la cocaina smerciata nell'area scende a 21 tonnellate. Poiché le stime in questione sono elaborate in base ai quantitativi di sostanze stupefacenti sequestrati ai narcotrafficanti, potremmo pensare che le nuove cifre descrivano una reale diminuzione del fenomeno, arginato (forse) dall'efficacia delle operazioni di polizia. O forse no.

Mentre infatti il narcotraffico nell'Africa Occidentale sembra diminuire, in Europa aumenta il volume di cocaina consumata: secondo l'Unodc, sarebbe addirittura raddoppiato nel corso dell'ultimo decennio. Se pensiamo che il flusso di cocaina proveniente dall'Africa Occidentale corrisponde almeno al 30 per cento del volume totale che entra in Europa ogni anno, allora i conti non tornano. La risposta è la più semplice e anche la più amara, e ci viene da Alexandre Schmidt - Responsabile Unodc per l'Africa Occidentale - che nel corso di una conferenza sul tema tenutasi a Dakar ha dichiarato: "Si sta verificando un riposizionamento delle rotte della droga [che vengono deviate verso zone meno monitorate], e i narcotrafficanti si avvalgono di strategie e di mezzi sempre più sofisticati". Tra questi, una novità è rappresentata in Africa dall'uso di sottomarini, già sperimentati invece in Sud America e lungo le coste caraibiche. Nel caso africano, si utilizzano mezzi di piccole dimensioni, che possono essere acquistati con facilità sul mercato internazionale da chi possegga un paio di milioni di dollari.

Sono ora gli stessi africani che assumono il controllo dei traffici, e acquistano un ruolo sempre più rilevante anche in termini decisionali, lasciando man mano nell'ombra i cartelli sudamericani. "Assistiamo a una nuova tendenza - spiega Schmidt -, e quello che vediamo nell'Africa Occidentale ci ricorda quanto già accaduto in Messico", dove i colombiani furono estromessi progressivamente dal commercio di cocaina diretta verso gli Stati Uniti. Nel caso dei cartelli africani, la modalità più utilizzata per trasportare la cocaina in Europa sono i voli commerciali (talvolta anche aerei privati), mediante corrieri che nascondono la droga nel proprio bagaglio, o - nella maggior parte dei casi - la ingeriscono.

Desta preoccupazione inoltre la possibile collaborazione tra i narcotrafficanti e il braccio di al-Qaeda che opera nel nord del continente, al-Qaeda per il Maghreb Islamico (Aqim). "I terroristi agevolano il passaggio dei carichi di droga - afferma Shmidt - e ricevono un pagamento, in denaro o in natura. Per il momento, tuttavia, non abbiamo ancora prove effettive che i gruppi islamici stiano diventando a loro volta gestori del traffico di stupefacenti".

Resta il dramma di una regione che si regge su equilibri già molto fragili, e che con l'incremento del narcotraffico potrebbe subire conseguenze devastanti. Spiega Preeta Bannerjee, responsabile Unodc a Vienna: "Il traffico di cocaina può destabilizzare il sistema economico e corrompere ampi settori della società. Gli alti profitti che derivano dal commercio della droga rappresentano un'occasione allettante per molti, ma costituiscono una grave minaccia alla sicurezza e alla salute pubblica, in un'area poverissima e del tutto ‘impreparata' a fronteggiare un fenomeno del genere. Il rischio è che in Africa si creino dei veri e propri ‘narco-stati' [come infatti è avvenuto in Guinea Bissau], dove la corruzione penetra nelle alte sfere governative e dove l'economia dipende in gran parte dai profitti del commercio di stupefacenti". Ancora una volta, parlano le cifre: nel solo 2009, il valore complessivo delle droghe transitate nell'Africa occidentale era pari a 800 milioni di dollari, una somma equivalente ad ampie fette delle economie di alcuni Paesi dell'area.

Chiara Panzeri

Parole chiave: Narcotraffico, cocaina, rotte della droga
Categoria: Risorse, Economia
Luogo: africa