21/11/2011versione stampabilestampainvia paginainvia



La protesta è arrivata anche nella più élitaria università degli Stati Uniti. Il racconto da Cambridge

Giulia Lasagni,
da Cambridge

Si superano i cancelli, presidiati giorno e notte da polizia e guardie private, solo se muniti di tessera studenti. Senza non c'è verso di entrare nel campus, perché da quando è iniziata la protesta l'università teme l'arrivo di infiltrati e teste calde.

Gli studenti sono accampati proprio di fronte alla statua del leggendario John Harvard, il pastore inglese che nel Seicento con una cospicua eredità contribuì dare i natali a quella che oggi, con un tasso di ammissione del 6 per cento, è forse l'istituzione più élitaria dell'esclusiva famiglia Ivy League.

Le tende - una ventina, tutte uguali, perché saggiamente comprate in stock in previsione dell'occupazione - non sono certo la cacofonia di colori e stili di quelle di Occupy Boston, la variante locale di Occupy Wall Street. Ma gli indignati di Harvard, che dormono da ormai più di una settimana sul prato all'inglese che tutti qui chiamano "the yard", non si sentono diversi dagli altri occupanti.

"Vogliamo un'università per il 99%, non una multinazionale per l'1%. In solidarietà con il movimento Occupy, protestiamo contro l'intrusione delle aziende nel mondo dell'università", scrivono nel loro manifesto online. E come gli altri ogni giorno si riuniscono in assemblea, organizzano eventi sul capitalismo e pubblicano un giornale indipendente.

A chi li accusa di odiare Harvard, rispondono che vogliono solo cambiare le cose: più spazio all'ingiustizia sociale nei programmi dei corsi, aiuti agli studenti che per andare all'università finiscono inghiottiti dai debiti e riduzione delle ammissioni di figli di ex studenti, che per regolamento sono avvantaggiati rispetto agli altri candidati. Si battevano anche per un nuovo contratto per i custodi, obiettivo che è stato raggiunto dai sindacati due giorni fa.

Tutto è iniziato un paio di settimane fa, quando una cinquantina di studenti del primo anno aveva abbandonato per protesta la lezione di economia di Greg Mankiw, ex consigliere di George W. Bush e ora di Mitt Romney accusato di essere fazioso e troppo conservatore. "Ironia della sorte vuole che oggi a lezione abbiamo parlato proprio di distribuzione del reddito. Peccato che chi si è unito alla protesta se lo sia perso", ha replicato lui sul suo blog.

Qualche giorno dopo è iniziata l'occupazione e l'università, indifferente alle rimostranze degli indignati, ha deciso di chiudere i cancelli a tutti e poi solo agli esterni, turisti inclusi. Da allora sono iniziate le polemiche, fuori e dentro Harvard. "La tendopoli più esclusiva del paese", ha titolato Cbs News. Anche i vicini di casa del prestigiosissimo Massachusetts Institute of Technology hanno ironizzato dalle pagine del loro giornale, The Tech: "Occupy Harvard è una palese contraddizione".

Ma anche nello "yard" iniziano a serpeggiare le critiche. Durante un dibattito organizzato ieri all'Institute of Politics diversi studenti hanno accusato gli occupanti di non avere una strategia di comunicazione efficace e di parlare male e troppo di Harvard. In questi giorni circola anche una petizione online lanciata da John C. Lo, uno studente del primo anno che vuole far traslocare gli indignati fuori dai cancelli per ripristinare la libertà di movimento all'interno del campus. Si chiama "Libera Harvard" e finora ha raccolto settecento firme.

http://occupyharvard.net

Parole chiave: Occupy Harvard
Categoria: Politica, Economia
Luogo: Stati Uniti
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