Ambros Waibel è un giornalista della die tageszietung - taz.de che ha la sua sede a Berlino, in Rudi Dutschke Strasse, a due passi dal vecchio Check Point Charlie. Con Waibel, 43 anni e una lunga permanenza in Italia, abbiamo parlato di Europa, Italia, crisi e disagio sociale.
Waibel, Angela Merkel ha vinto la sua battaglia. L'Europa assumerà un accento tedesco?
Partiamo da un aspetto psicologico: i tedeschi non vogliono dominare l'Europa, molti vorrebbero semplicemente vivere in una sorta di grande Svizzera: una buona qualità della vita, esportare i propri prodotti, viaggiare in tutto il mondo. Credo che abbiano imparato la lezione: storicamente, il dominio tedesco in Europa non ha fatto bene a nessuno.
Eppure, da fuori, i tedeschi sono visti come i maestri che devono guidare l'Europa. Qual è la vostra percezione?
Diciamo che la stampa populista - la Bild per intenderci che è il più grande tabloid europeo - gioca molto sul ruolo della Germania di oggi. Per molto tempo ha scritto che "noi tedeschi siamo degli sciocchi, perché con i nostri soldi vengono pagati i debiti degli altri europei"; poi hanno cambiato tono affermando che "in Europa siamo visti come dei capi".
Questo è vero. Non crede che questo predominio tedesco possa costituire un alibi per quei paesi che non vogliono allinearsi al rigore fiscale?
In realtà Berlusconi aveva tentato di giocare questa carta. I problemi della crisi sono difficili da comprendere e anche da spiegare alla gente. La Grecia, l'Italia e la Spagna come Stati non funzionano un granché bene. Il nostro giornale, prova a contrastare tutti i giorni il populismo della Bild, ma non si può essere ciechi davanti alla realtà quando si scopre che in Grecia sono state pagate per anni le pensioni di persone decedute.
È verosimile, a suo parere, l'uscita dell'Italia dalla moneta unica?
L'idea di un'Europa a diverse velocità c'è ed è concreta: un nucleo costituito dai paesi forti; una seconda fascia in cui rientrerebbero i paesi mediterranei e una terza fascia, l'Europa dell'est, che costituirebbe il bacino della manodopera a basso costo e dello svago. Una sorta di Messico, per intenderci.
Sono convinto però che l'Italia sia un paese vivo, in grado di riprendersi.
Nicola Sessa