Civile ucciso nell’ovest da forza italo-spagnola. Nuovi particolari su raid italiano a Bakwa

Domenica pomeriggio, attorno alle 16 ora locale, un civile afgano è stato ucciso
dalle truppe Nato della Forza di reazione rapida italo-spagnola che scortavano
un convoglio militare afgano. Il fatto è avvenuto lungo la ‘Ring Road’ che collega
Kandahar a Herat all’altezza di Farah Rud, nel distretto di Bala Buluk, provincia
sud-occidentale di Farah – una delle quattro sotto comando italiano. Il civile
viaggiava assieme ad altri a bordo di un fuoristrada Toyota che ha incrociato
la colonna militare. Come previsto dalle regole d’ingaggio, i soldati italiani
(bersaglieri del 1° reggimento della brigata Garibaldi) e spagnoli sui blindati
di scorta hanno fatto cenno all’autista del mezzo di accostare o fermarsi, ma
questi ha tirato dritto. A quel punto i militari, temendo si trattasse di un’autobomba,
hanno aperto il fuoco colpendo a morte uno dei passeggeri. A sparare è stato un
soldato spagnolo e, secondo il ministro della Difesa di Madrid, José Antonio Alonso,
il militare non avrebbe mirato direttamente all’auto ma avrebbe sparato a terra
e uno dei proiettili avrebbe colpito il civile dopo essere rimbalzato sull’asfalto.
Bala Buluk, zona di guerra. Il timore di attacchi su questa strada è più che giustificato visti i precedenti.
Proprio a Bala Buluk, lo scorso 22 agosto, un altro convoglio italiano della
Forza di reazione rapida era stato attaccato da una ventina di talebani: i soldati
italiani avevano ingaggiato combattimento con i guerriglieri, ma non riuscendo
a disimpegnarsi avevano chiesto copertura aerea alla base di Herat. Sul posto
arrivarono due elicotteri da combattimento italiani Mangusta che aprirono il fuoco
contro i talebani, disperdendoli.
Bala Buluk è stato anche teatro di offensive militari a cui hanno preso parte
gli italiani.
Come avvenne nel settembre 2006, quando per una settimana le forzo speciali italiane
della Task Force 45 e i paracadutisti del 66° reggimento di fanteria ‘Trieste’
della Brigata Aeromobile ‘Friuli’ della Forza di reazione rapida parteciparono
(assieme a forze afgane e Usa) all’operazione ‘Wyconda Pincer’ che portò all’uccisione
di una settantina di talebani.
O come accadde il 10 dicembre 2006, quando i militari italiani dei Team operativi
di affiancamento e collegamento (Omlt) accompagnarono sul campo i soldati afgani
del 207° corpo d’armata in un’operazione che si concluse con l’uccisione di almeno
nove guerriglieri talebani.
Nuovi particolari sul raid italiano di Bakwa. Nel frattempo, emergono nuovi elementi sul raid condotto da forze Nato contro
la presunta abitazione di un capo talebano nel distretto di Bakwa, sempre in provincia
di Farah, nella notte tra il 3 e il 4 febbraio.
Il capo del consiglio provinciale degli anziani, Abdul Qadar Daqiq, ha dichiarato
ieri all’agenzia afgana
Aip di Peshawar che “tutte le undici persone uccise dalle truppe Nato erano civili,
tra i quali tre donne. Erano ospiti del padrone di casa che festeggiava il suo
ritorno dal pellegrinaggio alla Mecca. Non lo dico io, ma una delegazione di cento
anziani dei distretti di Bakwa, Gulistan e Dilaram che hanno denunciato questi
gravi fatti al consiglio provinciale e alle autorità Nato e governative locali”.
Mentre il governatore del distretto di Bakwa, Noor Agha, ha dichiarato, sempre
all’Aip, che il raid è stato condotto da militari italiani, come già aveva detto alla
France Press il governatore provinciale, Ghulam Mohaidun Balouch. “L’operazione è stata condotta
da un contingente di truppe italiane arrivate in elicottero”, ha affermato Agha.
Sulla vicenda, inizialmente smentita dal comando italiano di Herat, è in corso
un’indagine militare ordinata dal ministro della Difesa, Arturo Parisi.