Secondo il quotidiano sudcoreano Chosun Ilbo l'attacco di Yeonpyeong è stato programmato a quattro mani: dal leader supremo nordcoreano Kim Jong-il e dal suo terzo figlio e successore Kim Jong-un. I due avrebbero visitato la base da cui sono partiti i colpi poche ore prima dell'attacco.
Ma c'è anche un'altra versione dei fatti. Un'interpretazione leggermente diversa, fornita dal fuoriuscito (in Cina) nordcoreano Rim Jong Jin, secondo il quale l'attacco sarebbe stato deciso solo dal giovane Kim. "Kim Jong-un - ha affermato Rim in un'intervista all'Ansa - è stato abituato fin da piccolo a pensare che per affermarsi avrebbe dovuto fare qualcosa che né il padre né il nonno (il fondatore della dinastia Kim Il-sung) hanno fatto". Prima di fuggire nella primavera del 2009, Rim era parte dell' elitè nordcoreana e afferma di conoscere i misteriosi meccanismi decisionali della Corea del Nord, uno dei paesi più chiusi del mondo.
Contrariamente a quanto si crede, ha proseguito il fuoriuscito, la decisione di farne un leader è stata presa molti anni fa. "In questo periodo - sostiene Rim - Kim Jong-un si è costruito il suo gruppo di fidati sostenitori e penso che la decisione dell'attacco, che è certamente stato pianificato con cura, sia stata presa da loro. Kim Jong-il, che è anziano e malato non prende le decisioni da solo, anche se potrebbe aver approvato l'azione".
Secondo informazioni confidenziali dei servizi d'informazione di Seul, Kim Jong-il si sarebbe incontrato con un alto ufficiale dell'Armata del Popolo, il responsabile della Divisione generale ricognizioni Kim Yong-chol, anche poco prima dell'affondamento, in marzo, della corvetta sudcoreana Cheonan. L' affondamento - attribuito da Seul ad un siluro nordcoreano - ha causato la morte di 46 marinai sudcoreani e aperto tra le due una Coree una crisi che si stava cercando con fatica di ricomporre quando è scattato il nuovo attacco.