31/03/2011versione stampabilestampainvia paginainvia



Per i media locali è battaglia tra i due leader russi, a un anno dalle presidenziali. Lo scontro riguarda il capitalismo di Stato e gli oneri sociali

Cresce la tensione al Cremlino, in quella che i media locali considerano la battaglia "sotterranea" tra il presidente Dmitri Medvedev e il premier Vladimir Putin. Ultimamente le divergenze tra i due spaziano dall'intervento in Libia ai conflitti d'interesse del capitalismo di Stato, passando per gli oneri sociali, ma entrambi negano qualsiasi conflittualità.

A rilanciare il duello è stato ieri Medvedev, che ha proposto un decalogo per modernizzare l'economia e migliorare lo stato degli investimenti, da lui definito "pessimo" e "strangolato" dalla corruzione. In particolare, il leader del Cremlino ha suggerito di estromettere dai cda delle maggiori società statali i ministri con competenze regolatrici del mercato, ossia con potenziali conflitti d'interesse. Una decisione che andrebbe a colpire proprio i potenti alleati di Putin, a partire dal vicepremier Igor Secin, presidente del colosso petrolifero "Rosneft".

Un altro tema che ha scatenato la polemica riguarda gli oneri sociali pagati dalle imprese. Medvedev ha proposto ieri di ridurli dal 34% al livello precedente del 26%, ma la replica di oggi da parte di Putin non sembra lasciare spazio al compromesso: "Non possiamo scaricare gli oneri dagli imprenditori ai cittadini". Il premier è contrario a un aumento della tassa su vodka e sigarette per compensare l'abbassamento degli oneri sociali: lo considera un provvedimento antipopolare, rischioso da applicare a un anno dalle presidenziali.