(segue dalla PRIMA PARTE)
Gabriele Polo introduce la seconda sessione di discussione, precisando che sarà esteso a livello europeo questo confronto. Il primo a palare è Giulio Marcon.
"Tre le parole-chiave di Monti. La prima equità. Si dovrebbe puntare sulla giustizia fiscale. Ma questa non c'è. I diritti sociali devono essere riconosciuti parte vincolante dell'intervento pubblico. C'è bisogno della trasformazione del concetto di Welfare al di là della carità e della compassione verso gli ultimi. Pretendiamo interventi massicci in questa direzione.
La seconda è rigore. Siamo a favore del rigore. Tagliare le spese militari, gli sprechi, le grandi opere. Siamo a favore del rigore contro i soldi alle scuole private. Contro gli abusi come i fondi alle cliniche private. Si può tagliare in questa direzione. Dove si può tagliare senza colpire la povera gente.
La terza, crescita. In questa manovra, non c'è molto per la crescita. Ci sono strumenti vecchi. Abbiamo bisogno di altro, come investire dell'economia verde.
Infine, una parola che Monti non ha nominato: modello di sviluppo, ossia su quale produzione e consumi incentivare e quale economia vogliamo per il nostro domani. Il futuro qual è? Solo investendo in produzioni e consumi ecologicamente e socialmente sostenibile, che favoriscano il lavoro, avremo futuro senza ulteriori disuguaglianze.
Ha preso la parola Guido Viale. "Per affrontare in termini operativi la via d'uscita occorre farlo a livello europeo. La crisi della Grecia affrontata a livello nazionale è stato il disastro. Ha portato al default. Per dieci anni tutti gli economisti sanno che non ha la possibilità di risollevarsi dallo strangolamento dell'Europa. La ricetta imposta all'Italia è la medesima. Sono politiche tragiche e inutili. Nei programma enunciati da Monti non c'è la percezione dell'ordine di priorità dei problemi. La condizione delle prossime generazioni dipenderà da quello che il mondo farà da oggi alla metà del secolo per salvaguardare l'equilibrio ambientale del pianeta. Il problema del debito viene al secondo posto. E non è solo il debito italiano, ma di tutta la zona euro. Alla finanza sono state consegnate le chiavi degli Stati. Ma anche degli Stati forti. Anche della Germania.
Non ci sarà crescita nei prossimi anni, non ci sarà nemmeno a livello mondiale.
Ci aspetteranno anni in cui non potremo rimanere fermi, e dobbiamo prospettare una via d'uscita, che passa da varchi stretti. In primis, il debito, non solo quello italiano, ma il debito in cui versa l'intero pianeta, debiti pubblici ed esteri e privati di milioni di persone costrette a indebitarsi, non si puo uscire se non ristrutturando il debito, un abbuono totale del debito. Gli economisti dovrebbero capire come abbonare il debito.
Non c'è un programma generale disponibile, non c'è il soggetto portatore di questo programma, e nemmeno la prospettiva perché tutti siamo prigionieri di quell'uno percento di ricchi, della teoria per cui non c'è alternativa. È solo attraverso la realizzazione della costruzione dell'iniziativa locale, che riusciamo a arrivare a costruire un programma generale.
Fondamentale nell'iniziativa sociale è il ricorso alla democrazia partecipata. Se l'idea della democrazia partecipata è di sinistra, la parteciazione deve essere aperta a tutti anche a chi ha altre idee è un'arena dove potersi confrontare. Con tutti. Invece nella rappresentativa vincono sempre i peggiori".
Quindi è stata la volta di Francuccio Gesualdi. "Viviamo in un mondo ingiusto in cui un venti percento vive una vita dello spreco a fronte di una maggioranza che nn ha mai conosciuto il gusto del benessere. La crisi ambientale ci comincia a far prendere coscienza che non ci sono più le condizioni del crescere. Finalmente anche la sinistra accetta questo concetto perché abbiamo una radice produttivista. Bisogna risolvere i problemi mentre si produce meno. Questa la sfida. L'alternativa non è fra crescita e decrescita, ma nemmeno fra crescita e green economoy. Dobbiamo capire che società vogliamo. Consentire ancora alle multinazionali di arricchirsi alle spalle di tutti? Dobbiamo costruire una società con l'obiettivo che tutti debbano vivere bene. Come si fa a costruire la società del buen vivir?
È il concetto di benessere da mettere in discussione. Non è l'avere. Non è la quantità. La persona umana non può essere un bidone aspiratutto. Siamo anche dimensione affettiva, spirituale, intellettuale. È realizzare in modo armonico tutte queste dimensioni. Questi aspetti in armonia. E le popolazioni quechua delle Ande ce l'hanno insegnato. Buona relazione con noi, con l'ambiente e con la comunità.
Secondo aspetto, il concetto del lavoro. Siamo vittime del fatto che il lavoro è il salario e lo scopo è solo quello dello stipendio. È una deformazione del mercato. In ogni epoca il lavoro ha avuto lo scopo di risolvere i bisogni. Si lavora per soddisfare i nostri bisogni. Dunque lavorare tanto quanto basta. La novità è che se ci liberiamo del lavoro salariale, scopriamo che ci sono altre forme di lavoro come il fai da te che oggi è snobbato perche non produce denaro. Eppure c'è una quantità di cose che possiamo risolvere da soli e che ci aiuta ad andare avatni. Mettiamo i nostri ragazzi in condizione di risolvere da soli molti problemi
E che dire dei lavori di comunità. Auto-generare lavoro tramite lo scambio, con rete autogestite, con altri metodi di pagamento a livello locale. Lavoro comunitario: rivalutiamolo! Abbiamo gente disoccupata, con problemi da risolvere, e non abbiamo i soldi. Ma liberiamoci da questa schiavitù dal denaro. La nostra prima funzione di cittadini è metterci in gioco con il nostro tempo. La tassazione del tempo! Non abbiamo prospettive. O progettiamo un altro modello di società o nulla. Ragioniamo sulle politiche di transizione. Chiediamoci come riconvertire l'apparato produttivo basato sullo spreco in un sistema che ha l obiettivo di produrre in modo razionale sotto il profilo delle risorse e non monetario. Il sistema vede nella green economomy una buona cose e quindi l'accetta. L'altra grande politica da perseguire è la redistribuzione dell'esistente. La prima risorse è il lavoro salariale. Lavorare meno, lavorare tutti. Ridistribuire i salari. E ridistribuire le risorse. Sistema fiscale che tassi di più le ricchezze.
Siamo in una guerra, l'industria della finanza ha dichiarato guerra.
Quale parte del debito non deve essere pagato perché illegittimo? Stabiliamolo! Congelamento del debito e istituzione di una commissione d'inchiesta che stabilisca quanto dobbiamo pagare davvero".
È dunque intervenuta Annamaria Simonazzi. "Non ci piace la parola crescita? Allora chiamiamolo modello di sviluppo alternativo, ma abbiamo bisogno di dare lavoro a tutti. Magari verso attività socialmente utili che non ci porti a consumare. Ma non sono molto d accordo. E non pagare il debito pubblico significa non avere più le banche. Ci sono tre modi con cui le economie sono uscite dal debito.
Inflazione. Crescita (sviluppo alternativo sostgenibile). Fallimento (default). Ma non è che fare default per i prossimi 15 anni è facile. Sono convinta che non si esce dalla crisi con l'austerità. Soprattutto se l'austerità è perseguita da paesi che possono permettersi una politica di rilancio come la Germania. Se l'austerità è la politica scelta dall'Europa andremo al disastro. C'è un pensiero dominante di questo tipo e anche il nostro governo è molto vicino a questa posizione. E anche la banca centrale europea. Dunque, che politica alternativa per un modello di sviluppo alternativo si può fare in Italia.
Come salvaguardare la crescita data la posizione pesante che abbiamo?
1 - Riqualificare la spesa. Se partiamo da una situazione in cui abbiamo un vincolo di bilancio, allora si deve stabilire delle priorità. Spese da tagliare, (militari, della politica). Ma una maggiore attenzione va anche a infrastrutture che abbiamo chiamato sociali. Sono menzionati investimenti in infrastrutture fisiche da questo governo, ma mancano investimenti in infrastrutture sociali: welfare, che crei direttamente occupazione (il tempo pieno scuole, servizi di cura adeguati, aumentare la formazione) ossia investimenti sociali che non possono più essere considerati un lusso. Questi non possono essere tagliati. Bisogna investire in capitale umano: istruzione, servizi. O noi consentiamo alle donne occupate di potere anche respirare, conciliando lavoro e cura, o neppure l'occupazione che c'è può essere sostenuto. Creare occupazione attraverso investimenti in infrastrutture sociali. Tutti gli altri paesi hanno tagliato, ma mai in questo senso, anzi pensanti sussidi nell'occupazione alla persone. Creando occupazione in una fascia di lavoratori, donne e poco qualificati, che avrebbe consentito loro indipendenza economica e inserimento sociale.
2 - cosa ha fatto questo governo per giovani, donne, precari?
L'occupazione netta c'è se c'è domanda, se le imprese non hanno convenienza non lo faranno.
3 - pensioni
La manovra lo si sa ha elementi di iniquità, ma c'è un aspetto sottovalutato. La saggezza di estendere l'età pensionabile per alcuni anni si è detto non contrasta con l'occupazione dei giovani. In Italia, con questa crisi, finché non esce qualcuno qualcun altro non entra. E se lasciamo dentro gli anziani i giovani restano fuori. Ed è controproducente". E ha finito, applauditissimo Maurizio Landini.
"La domanda che dobbiamo porci è: chi è il soggetto deputato a fare le proposte, chi è oggi che decide dove si investe, cosa si produce? Non siamo di fronte ad una concentrazione del potere privato e finanziario che non c'è mai stata prima? Tutte le cavolate sulla fine del lavoro. In europa, Italia e nel mondo non ci sono mai stati cosi tanti lavoratori salariati. Crisi del sindacato: se una volta si diceva proletari di tutto il mondo unitevi, oggi a chi ci si rivolge? Che capacità di contrattazione ha più il lavoratore? Allora, rimettiamo al centro la rappresentanza del lavoro, e la democrazia. Ciò che sta succedendo alla Fiat non è solo un problema dei metalmeccanici o del sindacato. Siamo di fronte all'istituzione di un modello di impresa e di relazioni sindacali che rompe con qualsiasi sindacato di interesse generale a fronte di un sindacato corporativo che diventa un gendarme, con un attacco alla libertà sindacale non di un settore, ma dei lavoratori tutti. In queste ore potrebbe essere firmato l'accordo della Fiat, con 86mila dipendenti che non hanno più un contratto di lavoro nazionale, che non hanno più diritti. Quando i sindacati confederali firmano accordi che impediscono ad altri sindacati di esistere siamo di fronte a una profonda distorsione. I rapporti di forza sono peggiorati, e la logica con cui le imprese si muovono stanno spostando i centri decisionali, la contrattazione è efficace se si puo sviluppare là dove vengono prese le decisioni. In tutta Europa c'è un attacco violento alla contrattazione collettiva, si va verso un'aziendalizzazione spinta, le imprese non vogliono discutere con nessuno. Cosa è oggi il prodotto, a cosa serve, quali investimenti fare, quale sostenibilità ambientale deve avere, bisogna riattivare i consumi o ci sono anche bisogni individuali, collettivi e sociali... Tutte queste cose non hanno più un luogo di discussione, di interlocuzione. Non c'è più la rappresentanza del lavoro, e questo è anche un problema di democrazia. Chi ha chiesto ai lavoratori della Fiat di rinunciare al contratto nazionale? I lavoratori della Fiat sono stati messi sotto ricatto, è scomparsa la capacità di decidere. Senza la democrazia lavoratrici e lavoratori non possono partecipare, non possono essere rappresentati. L'azienda Fiat continua la trattativa solo coi sindacati coi quali può ottenere ciò che vuole. Mi hanno sempre raccontato dell'interesse generale, ora siamo di fronte al fatto che di fronte all'emergenza generale devono pagare i lavoratori. Mi dicono che le pensioni di anzianità sono un privilegio. Ma siamo matti? E poi, lavorare quarant'anni alla catena di montaggio non è lavorare quarant 'anni in università. Lunedì faremo otto ore di sciopero generale, perchè dal primo di gennaio in Fiat succederà che i delegati non esisteranno più, se i lavoratori entrano con un volantino della Fiom non li faranno entrare. E' o no un problema, la libertà dei lavoratori e delle lavoratrici? La politica lo affronta o non lo affronta? Bisogna riaprire una discussione che rimetta al centro la rappresentanza, la politica e la democrazia. Dopo Berlusconi è stato tirato un sospiro di sollievo, dopo aver visto le misure di Monti, il sospiro di sollievo non lo tirano più in molti. Il Parlamento purtroppo è sempre lo stesso, e allora, prima o poi bisognerà tornare finalmente a votare".
(segue la TERZA E ULTIMA PARTE)
Stella Spinelli