11/04/2007versione stampabilestampainvia paginainvia



Riesplodono le violenze nel Kurdistan turco, mentre sale la tensione tra Turchia e Iraq
Tre giorni di battaglie, con almeno 18 morti tra guerriglieri e membri delle forze di sicurezza. Con il disgelo di primavera, il Kurdistan turco torna bollente come si temeva, mentre la Turchia ammassa un numero sempre maggiore di truppe lungo il confine con l'Iraq. Ad accrescere la tensione contribuiscono anche gli ammonimenti a distanza tra il presidente della regione autonoma curda irachena, Massoud Barzan, e il primo ministro turco Recep Tayyip Erdogan. E ieri, martedì 10 aprile, un uomo curdo ha tentato di dirottare un volo interno Diyarbakir-Istanbul, provocando fortunatamente solo un grande spavento.

Militari turchi in parataPaura in volo. Il dirottatore è entrato nella cabina di pilotaggio di un aereo della compagnia Pegasus Air, minacciando di farsi saltare in aria se il velivolo non avesse invertito la rotta in direzione dell'Iran. I piloti hanno fatto invece scalo nella capitale Ankara, e l'uomo – che si è scoperto essere disarmato e privo di esplosivo – è stato arrestato. I 178 passeggeri a bordo sono tutti illesi.

Gli scontri. Il dirottamento ha coronato una tre giorni di tensione iniziata nel fine settimana, con le violenze tra guerriglieri del Partito dei lavoratori curdi (Pkk) e l'esercito turco. Sei soldati e un guardiano di villaggio sono stati uccisi nelle province di Sirnak e di Bingol, altri tre militari sono morti saltando su una mina nella provincia di Bitlis. Negli scontri hanno perso la vita anche almeno otto ribelli del Pkk. Le battaglie si sono intensificate lunedì 9 aprile, quando l'esercito turco ha dispiegato lungo la frontiera con l'Iraq almeno 13mila soldati. Per l'alta richiesta di truppe nella zona, sono stati cancellati tutti i periodo di licenza fino a luglio.

Il funerale di un soldato turco ucciso negli scontri del fine settimanaLa questione di Kirkuk. L'atmosfera si era surriscaldata già sabato 7 aprile dopo i commenti del presidente della regione autonoma del Kurdistan iracheno, Massoud Barzani. Il leader curdo ha in pratica intimato alla Turchia di non impicciarsi della questione di Kirkuk, la città irachena ricca di petrolio contesa tra curdi, arabi e turcomanni, il cui status dovrebbe essere deciso con un referendum entro la fine dell'anno: se il controllo verrà assegnato ai curdi, come è previsto succeda, la città diventerebbe in pratica la capitale del Kurdistan iracheno e un catalizzatore per un ipotetico stato curdo indipendente, eventualità che la Turchia vuole stroncare sul nascere, anche con una minacciata invasione dell'Iraq.

Massud BarzaniBotta e risposta. “Kirkuk è una città irachena con identità curda, storicamente e geograficamente. I fatti provano che Kirkuk fa parte del Kurdistan”, ha detto Barzani in un'intervista alla tv satellitare Al Arabiya. “Alla Turchia non è concesso di intervenire nella questione di Kirkuk e se lo farà, per conto di qualche migliaio di turcomanni, noi interferiremo nelle questioni di Diyarbakir e dei 30 milioni di curdi in Turchia”, ha continuato Barzani riferendosi al più grande centro del Kurdistan turco. La risposta del premier turco Erdogan è stata lapidaria: “Barzani potrebbe essere stato schiacciato dalle sue stesse parole”.

Alessandro Ursic

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