18/03/2011versione stampabilestampainvia paginainvia



Hideyuki Ban, direttore del Centro per le Informazioni sul Nucleare di Tokyo (Cnic)

testimonianza raccolta per PeaceReporter da Fabio Ghelli

Dopo il terremoto, e con la minaccia di una "sindrome cinese" nella centrale di Fukushima la vita in città ha perduto ogni parvenza di normalità. Vari quartieri subiscono a rotazione black-out controllati; i supermercati si stanno svuotando di ogni genere alimentare. Non si trovano più batterie per superare le fasi di "buio". In mezzo a tutte queste difficoltà è difficile condurre una vita normale.

La gente di qui si divide in due gruppi: quelli che conoscono la situazione e temono i possibili sviluppi della crisi in corso a Fukushima e quelli che ignorano del tutto il pericolo. I primi hanno quasi tutti abbandonato Tokyo per andare verso Sud. Gli altri restano in città tentando di portare avanti un'esistenza normale. La maggioranza di coloro che vedo girare nelle strade si assicura però di avere sempre una mascherina contro le polveri radioattive.

I media non migliorano la nostra percezione della situazione. I commenti degli esperti che si leggono sulla stampa non sono né obiettivi né affidabili. Non dico che stiano deliberatamente mentendo. Omettono soltanto di dire che la situazione a Fukushima si sta aggravando; in questo modo perdono ogni credibilità quando affermano che tutto è sotto controllo.

Ciò che il nostro Centro di Studi sta tentando di fare è mantenere un alto livello di guardia sulla situazione. Misuriamo con regolarità il tasso di radiazioni nell'aria e rendiamo pubblici i nostri dati. In più ci stiamo impegnando affinché avvenga al più presto un radicale ripensamento riguardo alle fonti energetiche. Si tratta di bloccare la produzione di energia nucleare e promuovere invece fonti di energia naturale. Con un incidente di questa portata è assai probabile (ed è anche la nostra speranza) che la stretta dipendenza del Giappone dall'energia atomica abbia fine.

Di fronte a ciò che sta avvenendo a Fukushima posso solo tentare di far pervenire il nostro messaggio al maggiore numero di persone possibile. Io resto qui in ufficio, rispondo alle telefonate, aggiorno il sito e contribuisco a diffondere le informazioni che riusciamo a raccogliere. Continuo a sperare che i tecnici di Tepco riescano a riportare la situazione alla normalità. Qualora ciò non avvenisse non oso immaginare che cosa potrebbe accadere : forse una nuova più terribile Chernobyl.

In tutta onestà non so neppure quale sia la scelta giusta. Partire o restare. Per ora resto. Non vi è ragione per me di abbandonare Tokyo.

Hideyuki Ban

 

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