Il presidente del Guatemala, Alvaro Colom, ha dichiarato lo stato d'emergenza di trenta giorni nella regione settentrionale di Peten, a seguito del brutale massacro avvenuto nella notte tra sabato e domenica, quando 27 persone sono state uccise e decapitate in quello che lo stesso Colom ha giudicato un "eccidio perverso e sadico", dietro cui ci sarebbe la mano del cartello della droga messicano Las Zetas.
Alcuni sopravvissuti hanno dichiarato che gli uomini armati che hanno fatto irruzione nella fattoria avevano accento messicano e, secondo quanto riferito dalle autorità locali, apparterrebbero al cartello messicano in lotta con il gruppo dei Sinaloa per il controllo della regione, considerata uno snodo strategico per i trafficanti di droga sudamericani.
Secondo Colom dunque Las Zetas avrebbe occupato un residence a Peten, da cui coordina le proprie operazioni, e avrebbe scatenato il massacro nel ranch per i presunti legami che il proprietario, Otto Salguero, mantiene col narcotraffico. Non a caso uno dei muri era imbrattato da pesanti minacce scritte con il sangue.
Scatta dunque da oggi lo stato d'emergenza nella regione più mortale del Paese, che presenta un tasso di omicidi nettamente superiore alle più pericolose zone messicane. Secondo le nuove disposizioni l'esercito avrà dunque poteri esclusivi, incluso il permesso di detenere persone sulla base del mero sospetto e senza garanzia di diritti.