Circolano da giorni le voci su un grave peggioramento delle condizioni di salute dell'ex presidente egiziano Hosni Mubarak, che dal 12 aprile scorso si trova in una clinica a Sharm El Sheikh sotto stretta sorveglianza. Secondo il sito web del giornale al-Wafd, la scorsa notte il generale avrebbe perso conoscenza per 30 minuti, per poi essere rianimato. Altre voci parlano già di "morte clinica".

In attesa di conferme o smentite ufficiali, infuria già il dibattito sull'opportunità o meno di organizzare o meno per l'ex presidente i funerali di Stato. Se Mubarak dovesse morire prima della fine del processo a suo carico - che lo vede imputato per malversazione e per violenze contro i manifestanti che lo hanno costretto alle dimissioni - avrebbe teoricamente diritto ai funerali di Stato. Come ha infatti spiegato Sameh Al Yazel, esperto di sicurezza militare citato dal Middle East Online, in caso di decesso prima di una sentenza definitiva, le forze armate del Cairo sarebbero costrette ad organizzare funerali militari per un alto generale quale è Mubarak. In tal caso, secondo Al Yazel, dovrà anche essere permesso ad altri sovrani e capi di Stato di assistere ai funerali.

L'ipotesi dei funerali di Stato è fortemente avversata dai leader dei movimenti rivoluzionari. Secondo Ayman Nour, liberale candidato alle prossime elezioni presidenziali nel Paese, "il popolo non accetterebbe mai funerali di Stato per Hosni Mubarak nel momento in cui dovesse morire". Anche se ancora si attende una sentenza ufficiale, ha dichiarato il politico all'Aki Adnkronos International, Mubarak "è già stato condannato dal popolo, che ha fatto una rivoluzione contro di lui".

Dello stesso parere è il portavoce del Movimento 6 aprile, Mohammed Adil, che in un'intervista ha dichiarato che il suo movimento "farà di tutto per evitare" la celebrazione di un funerale di Stato, cosa che farebbe "rivoltare il popolo".