Danneggiati, con lo spray, graffiti vecchi di 6mila anni nel Sahara. Dagli uomini che dovrebbero proteggerli
Un gruppo di caschi blu ha danneggiato
graffiti vecchi di 6mila anni, raffiguranti uomini e animali, nel
deserto del Sahara usando bombolette spray. La già scarsa
popolarità dell'Onu tra i saharawi, il popolo del Sahara
Occidentale, rischia di diventare aperta ostilità.
Una lunga storia. Se
attraversate i cinque campi profughi saharawi in Algeria dove, dalla
metà degli anni Settanta, vivono le migliaia di sfollati in
fuga dai bombardamenti dell'esercito marocchino, nessuno vi dirà
che la missione dell'Onu in Sahara Occidentale ha avuto successo.
Si chiama Minurso (United Nations
Mission for the Referendum in Western Sahara) e venne istituita nel
1991 dal Consiglio di Sicurezza Onu per applicare il cessate il fuoco
tra l'esercito del Marocco, che aveva occupato il Sahara Occidentale
nel 1975, e i miliziani del Fronte Polisario, l'organizzazione
politico – militare dei saharawi. Fermate le violenze, il compito
della Minurso era preparare il referendum che doveva lasciare ai
saharawi la scelta per il loro futuro. Sono passati 17 anni e del
referendum, per svariati motivi, non c'è traccia.
Inoltre nel cosiddetto Sahara occupato,
come i saharawi chiamano la metà del paese in mano al Marocco,
ogni manifestazione di dissenso viene brutalmente repressa, senza che
l'Onu muova un dito. Appare quindi ovvio che la considerazione dei
saharawi nei confronti dei caschi blu non sia alle stelle.
Oltre il danno, la beffa. La
situazione viene adesso complicata da quest'ultimo episodio
denunciato da un articolo pubblicato sul quotidiano britannico
The
Times.
Lajuad è un sito sperduto nel
deserto del Sahara, ricco di antichissime pitture rupestri, che
ritraggono bufali, giraffe ed elefanti. Un luogo mistico per i
saharawi, che chiamano i rilievi decorati da millenni 'montagne del
Diavolo', alle quali attribuiscono un valore sacro. Quelle rocce e i
graffiti sono stati deturpati, nel corso degli anni, dai militari del
contingente Onu che hanno ritenuto divertente scrivere il loro nome o
un pensiero ameno, con lo spray, su una meraviglia di quel genere.
Peter, casco blu croato, trova divertente scrivere ''Peter CroArmy''
accanto a un graffito, e anche il russo Evgeny lascia la sua firma,
in cirillico ovviamente.
Ma non mancano anche gli ''Ibrahim'', i
''Mahmoud'' e gli ''Issa'', nomi arabi e africani. L'ufficio stampa
della Minurso, dopo la pubblicazione dell'articolo sul Times,
ha diffuso una nota nella quale la missione si è detta
sconvolta dalle immagini e dall'articolo, promettendo una inchiesta
approfondita. Solo che non basterà un'inchiesta ai saharawi,
privati della loro libertà prima, poi del diritto
all'autodeterminazione e adesso anche del loro passato.