01/02/2008versione stampabilestampainvia paginainvia



Danneggiati, con lo spray, graffiti vecchi di 6mila anni nel Sahara. Dagli uomini che dovrebbero proteggerli
Un gruppo di caschi blu ha danneggiato graffiti vecchi di 6mila anni, raffiguranti uomini e animali, nel deserto del Sahara usando bombolette spray. La già scarsa popolarità dell'Onu tra i saharawi, il popolo del Sahara Occidentale, rischia di diventare aperta ostilità.

i graffiti del saharaUna lunga storia. Se attraversate i cinque campi profughi saharawi in Algeria dove, dalla metà degli anni Settanta, vivono le migliaia di sfollati in fuga dai bombardamenti dell'esercito marocchino, nessuno vi dirà che la missione dell'Onu in Sahara Occidentale ha avuto successo.
Si chiama Minurso (United Nations Mission for the Referendum in Western Sahara) e venne istituita nel 1991 dal Consiglio di Sicurezza Onu per applicare il cessate il fuoco tra l'esercito del Marocco, che aveva occupato il Sahara Occidentale nel 1975, e i miliziani del Fronte Polisario, l'organizzazione politico – militare dei saharawi. Fermate le violenze, il compito della Minurso era preparare il referendum che doveva lasciare ai saharawi la scelta per il loro futuro. Sono passati 17 anni e del referendum, per svariati motivi, non c'è traccia.
Inoltre nel cosiddetto Sahara occupato, come i saharawi chiamano la metà del paese in mano al Marocco, ogni manifestazione di dissenso viene brutalmente repressa, senza che l'Onu muova un dito. Appare quindi ovvio che la considerazione dei saharawi nei confronti dei caschi blu non sia alle stelle.

una dele scritte dei vandaliOltre il danno, la beffa. La situazione viene adesso complicata da quest'ultimo episodio denunciato da un articolo pubblicato sul quotidiano britannico The Times.
Lajuad è un sito sperduto nel deserto del Sahara, ricco di antichissime pitture rupestri, che ritraggono bufali, giraffe ed elefanti. Un luogo mistico per i saharawi, che chiamano i rilievi decorati da millenni 'montagne del Diavolo', alle quali attribuiscono un valore sacro. Quelle rocce e i graffiti sono stati deturpati, nel corso degli anni, dai militari del contingente Onu che hanno ritenuto divertente scrivere il loro nome o un pensiero ameno, con lo spray, su una meraviglia di quel genere. Peter, casco blu croato, trova divertente scrivere ''Peter CroArmy'' accanto a un graffito, e anche il russo Evgeny lascia la sua firma, in cirillico ovviamente.
Ma non mancano anche gli ''Ibrahim'', i ''Mahmoud'' e gli ''Issa'', nomi arabi e africani. L'ufficio stampa della Minurso, dopo la pubblicazione dell'articolo sul Times, ha diffuso una nota nella quale la missione si è detta sconvolta dalle immagini e dall'articolo, promettendo una inchiesta approfondita. Solo che non basterà un'inchiesta ai saharawi, privati della loro libertà prima, poi del diritto all'autodeterminazione e adesso anche del loro passato.
 

Christian Elia

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