Nuova offensiva anti-talebana nell'ovest. Coinvolte forze del contingente italiano

I soldati italiani sono impiegati in un’operazione militare,
avviata ieri nella provincia occidentale di Farah “in risposta al crescente numero
di attacchi terroristici” verificatisi nella zona: la stessa dove l’8 settembre
quattro incursori della Marina Italiana (Comsubin) sono stati feriti in un’imboscata
dei talebani.
La notizia è stata data oggi dal comandante Usa Michael
Horan, capo delle operazioni di Isaf nella provincia occidentale di Farah.
L’operazione, nome in codice “Wyconda Pincer” (Tenaglia Wyconda
– località del Missouri), interessa i distretti di Bala Baluk e Pusht-e Rod, e
coinvolge truppe italiane, statunitensi, spagnole e afgane in un numero che non
è stato reso noto.
“Lo scopo di questa operazione – ha spiegato Horan – è
coinvolgere i leader tribali locali allo scopo di migliorare la sicurezza nella
provincia e opporsi alle forze talebane qui coinvolte in attività criminali e
in attività di reclutamento”.
Ma sarà proprio così?
Un coinvolgimento
limitato. Il capitano Giancarlo Ciaburro, addetto stampa del contingente
italiano ad Herat, non nasconde un certo imbarazzo. “La diffusione di questa notizia
da parte di Isaf è stata un grave errore perché dà luogo ad equivoci. Questa
operazione di guerra contro i talebani e i narcotrafficanti locali è condotta
esclusivamente dalle forze di polizia e dell’esercito afgano. Le forze Isaf si
limitano ad attività di controllo e sorveglianza del territorio e di contatto
con i leader delle comunità locali”.
Sulla zona delle operazioni, Ciaburro rivela che essa “si
svolge a cavallo tra la zona di competenza del Comando Regionale Ovest, a guida
italiana, e quella che ricade sotto il Comando Regionale Sud, a guida
britannica. In pratica – spiega l’ufficiale – a cavallo delle province di Farah
ed Helmand”. Quest’ultima è da quattro mesi zona di guerra tra talebani e forze
Nato britanniche.
Sul numero dei militari italiani coinvolti nell’operazione,
Ciaburro si limita a parlare delle “solite pattuglie che, come avviene da
quando Isaf ha peso il comando delle operazioni nel sud, svolgono missioni di
perlustrazioni a lungo raggio per garantire la sicurezza dei principali assi di
comunicazione, in particolare della strada Kandahar-Herat”.
Tagliare le vie di
fuga ai talebani. Il generale Fabio Mini, ex comandante della missione Nato
in Kosovo, rincara la dose. “Questa operazione non è una novità. Non si
differenzia dalle operazioni che i militari italiani stanno svolgendo a Farah
già da diverso tempo, ovvero da quando è iniziata l’offensiva anti-talebana
nelle vicine province di Helmand e Kandahar. Si tratta di operazioni di
interdizione, ovvero di pattugliamento del territorio allo scopo di impedire ai
talebani, in fuga dai bombardamenti, di scappare verso il confine iraniano.
Cosa pensate che stessero facendo l’8 settembre, proprio nel distretto di Bala
Baluk, i nostri incursori di Marina?”.