Almeno tremila indigeni Manobo sono fuggiti dai loro villaggi sulle montagne
della provincia di Surigao del Sud, nella parte nord-orientale dell’isola di Mindanao,
nel sud delle Filippine. Sono scappati dall’esercito che ha occupato in forze
le loro comunità. Cinquecento soldati del 58esimo battaglione di fanteria
con mezzi corazzati e artiglieria pesante hanno invaso questa regione i primi
di novembre per condurre un’offensiva contro le basi locali della guerriglia comunista
del
Nuovo Esercito Popolare (Npa).
L'appello della Chiesa. Camminando per molti chilometri nella foresta, lunghe colonne di sfollati con
le loro poche cose – uomini, donne, bambini e anziani – hanno cercato rifugio
nelle cittadine della zona, in chiese e scuole. Ad assisterli sono diverse associazioni
locali, laiche e religiose. Il reverendo cattolico Modesto Villasanta, direttore
locale dell’associazione per i diritti umani
Karapatan, ha chiesto all’esercito di interrompere le operazioni militari e consentire
agli sfollati di ritornare alle loro case. “I militari devono cessare la loro
offensiva e permettere a questa gente di tornare nei villaggi occupati almeno
per Natale. Anche perché noi qui non abbiamo viveri a sufficienza per loro”.
Offenisva contro l'Npa. L’esercito ha ordinato una massiccia offensiva contro le basi nell’Npa in tutta
la parte orientale dell’isola di Mindanao, dove si concentrano le roccaforti locali
dei guerriglieri comunisti che dagli anni Settanta, durante la dittatura di Marcos,
combattono per l’instaurazione di un regime comunista e controllano molte zone
rurali del Paese. Gli attacchi dei ribelli e le operazioni antiguerriglia dell’esercito
e delle milizie civili come le Cafgu hanno prodotto fino a oggi oltre 40 mila
morti, in gran parte guerriglieri e contadini delle comunità ‘rosse’ o comunque
scomode per i progetti del governo. Spesso la guerra contro l’Npa è infatti solo
la scusa per terrorizzare o sloggiare i contadini che si oppongono a progetti
di sfruttamento del loro territorio.
Miniere di oro e rame. L’occupazione dei villaggi dei Manobo rientra in questa logica, come spiega
a
PeaceReporter l’avvocato Antonio Azarcon, dell’Unione Avvocati Popolari di Mindanao (Uplm).
“Tutti i villaggi occupati dall’esercito si trovano attorno alla Valle di Andap,
dove alcune compagnie minerarie australiane stanno da tempo conducendo delle prospezioni
per sfruttare i giacimenti di oro e rame di cui quella valle pare ricchissima.
Le comunità indigene e contadine locali si sono opposte a questi progetti, hanno
protestato contro il governatore locale e contro il governo di Manila. Con la
scusa di attaccare i ribelli comunisti, che sono presenti in quella zona come
in tante altre, il governo ha sgomberato i villaggi di chi protestava”.