22/04/2008versione stampabilestampainvia paginainvia



Vietate le soap opera indiane. Il Paese si sta ritalebanizzando
Le televisione afgane non possono più trasmettere le soap-opera indiane. Scade oggi il termine fissato dal ministero afgano dell’Informazione e della Cultura per l’interruzione di queste trasmissioni, giudicate “offensive della morale pubblica e della religione islamica”. Motivo: i sari delle attrici che lasciano scoperti i fianchi, i ragazzi e le ragazze che escono assieme, i frequenti riferimenti alla religione induista. Il provvedimento, voluto dai parlamentari conservatori e dal clero islamico, è stato sostenuto anche dal presidente Hamid Karzai, secondo il quale “questi programmi contraddicono la vita quotidiana degli afgani, la nostra gente non li accetta, quindi vanno interrotti”.
 
Afgani davanti alla TvToloTv non molla, nonostante le minacce. Peccato che, invece, gli afgani, soprattutto i più giovani, passino ore e ore incollati agli schermi delle altre emittenti private che trasmettono le colorate e melense soap di Bollywood. In particolare quelle trasmesse da ToloTv, la più popolare rete televisiva afgana, che non ha nessuna intenzione di rispettare il divieto governativo: “Questa decisione è incostituzionale e noi non la rispetteremo: continueremo a trasmettere soap opera”, ha dichiarato giorni fa Masoud Qiam, uno dei più noti presentatori dell’emittente. Gli aveva subito risposto Ensayatullah Balegh, uno dei più importanti mullah conservatori del Paese, dichiarando che se ToloTv non rispetterà il divieto, lui e i suoi seguaci saliranno sulla collina fuori Kabul che ospita i ripetitori televisivi e faranno saltare in aria quello dell’emittente blasfema.
 
Afgani davanti alla TvIl Paese va verso la ‘ritalebanizzazione’. Il divieto delle soap indiane potrebbe essere solo l’inizio della ‘ritalebanizzazione’ della società afgana. La commissione Affari Morali del parlamento di Kabul ha infatti proposto la settimana scorsa una legge che vieta agli uomini di indossare t-shirt e jeans, di farsi crescere i capelli e di indossare braccialetti e collanine, e alle donne di truccarsi, mostrare i capelli e vestire abiti occidentali. Vietati anche il biliardo, i videogames, la musica ad alto volume, i combattimenti tra galli e cani, i giochi con i piccioni ammaestrati e le feste di matrimonio promiscue, ovvero quelle dove uomini e donne non festeggiano separatamente. Per i trasgressori sono previste multe salatissime che arrivano fino a 100 dollari (mesi di stipendio per un afgano medio).
 
Afgani davanti alla TvIl modernismo politico non porta consensi. Contrariamente al bando delle soap opera, questa legge forse non passerà, né otterrà l’avallo presidenziale. Ma il solo fatto che sia stata formalmente proposta dal parlamento è indicativo del clima che si respira a Kabul, dove i politici fanno a gara per mostrarsi integerrimi difensori della morale tradizionale e della religione islamica in vista delle elezioni generali del prossimo anno. Anche il presidente Karzai cavalca l’onda, sperando che questo gli garantisca un secondo mandato.
Visto dalla sempre più ‘occidentalizzata’ Kabul, colonizzata da migliaia di stranieri, questo ritorno al passato appare contraddittorio. Ma non lo è affatto se si pensa che nel tradizionalista e conservatore Afghanistan rurale, genuina espressione del ‘paese reale’, un afgano su tre (dati Senlis Council, 2007) si dichiara pubblicamente a favore del ritorno al potere dei talebani.
 

Enrico Piovesana

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