20/08/2007versione stampabilestampainvia paginainvia



Le vittime civili dei raid Nato sono sempre di più
scritto per noi da
Danilo Ghirelli*
 
Simona (Giusy per gli amici) non si perde mai d’animo. Ma quell’uccellino che piangeva sempre aveva finito per rovinarle il sonno. Le aveva provate tutte senza ottenere niente, fatto che oltretutto non si addiceva alla meritata fama di infermiera dell’impossibile. Ma non era questo che la tormentava. Il fatto era che le si spezzava il cuore tutte le volte che vedeva lo scricciolo immancabilmente disperato.

l'ospedale di emergency a LashkargahBabaa. D’accordo con i medici aveva ben presto sospeso i farmaci antidolorifici, giacchè le ferite della gambetta amputata erano rapidamente guarite. E aveva iniziato pratiche ammaliatrici per convicere quel riottoso a concederle se non un sorriso almeno una tregua. Ma senza risultato. Giusy che spingeva l’infante in carrozzina fra i vialetti del giardino ospedaliero dava piu’ l’idea dell’autista dell’ambulanza a sirene spiegate. “Dimmi finalmente cosa vuoi, per favore, Fasullino!” faceva la ragazza ormai esausta - “Babaa!!!” rispondeva quello, aumentando all’istante la produzione lacrimale giornaliera. Giusy sapeva fin dall’inizio dove si poteva trovare quella medicina. Ma andarla a recuperare era un altro discorso…
Fasullah (tale e’ il vero nome del piccoletto che occupa il letto n. 6 del Ward “A”) e’ uno dei sopravvissuti al bombardamento di Beghni’, avvenuto nel giorno del mercato. L’uccellino vi si era recato con suo padre, che aveva da vendere un paio di capre. Mentre il genitore intavolava una lunga trattativa, seduto sotto un albero con il bicchiere del te’ fra le mani, Fasullah era corso a svolazzare con i suoi amichetti, divertendosi un mondo.

casa afgana bombardataIl futuro di Fasullah. Da queste parti ogni bel gioco dura molto poco, e quella mattina il ragazzino perse in un baleno gli amichetti sotto le bombe piovute dal cielo e per poco non ci aveva rimesso la sua giovanissima pelle. Babaa per prima cosa ringrazio’ Allah dopo aver visto il figlio mal conciato ma vivo, e visto che egli stesso e le capre erano illesi, affidato il figlioletto a delle buone persone se ne torno’ al villaggio in pensiero per il resto della famiglia.
Cercare Babaa divenne l’incubo della Giusy, che mandava ogni momento messaggeri al villaggio natio di Fasullah. Per lunghi giorni non arrivo’ alcuna risposta. Quello che arrivo’ invece un bellisimo giorno fu Babaa in persona. Si proprio lui, un pelle-e-ossa sorridente con una lunga barba. Insomma un lieto fine per la felicità di Fasullino che smise di piangere e di Giusy che si prese una bella rivincita sul ragazzino mettendosi a piangere a sua volta. Quella sera l’infermiera ando’ a letto con il cuore leggero e cadde in un sonno profondo.
Che durò poco. Nel bel mezzo della notte la chiamarono dall’ospedale perchè era arrivata una bambina ferita. “Venga subito per favore – si raccomandarono – la bimba si lamenta tanto”.
Parole chiave: afghanistan, lashkargah, emergency, isaf
Categoria: Bambini, Diritti, Guerra
Luogo: Afghanistan