14/12/2007versione stampabilestampainvia paginainvia



Civili trucidati in un raid di forze speciali afgane e straniere
Un giovane uomo giace in un letto d’ospedale. Ha la gola fasciata dalle bende di medicazione. Si chiama Abdul Manaan, ma tutti lo conoscono come Naanwaì, ‘il panettiere’, perché ha una panetteria appena fuori dal villaggio di Toube, nel distretto di Garmisr, una settantina di chilometri a sud di Lashkargah. Parlando a fatica, racconta quello che è successo nel suo villaggio la notte dello scorso 18 novembre.
 
MappaIl racconto di Naanwaì. “Erano circa le due di notte quando sono stato svegliato dal rumore di elicotteri. Ho guardato fuori dalla finestra ma non ho visto nulla. I miei fratelli minori che dormivano nella stanza accanto, sono venuti da me a chiedermi cosa stesse succedendo.  Ho detto loro di tornare a letto e così ho fatto anch’io. Poco dopo ho sentito dei rumori sul tetto: erano soldati armati. Sono entrati dalle finestre nella camera dei miei fratelli chiedendogli se fossero talebani. Mio fratello ha detto ‘no, abbiamo un negozio, perquisite pure la casa, non abbiamo armi’ e loro gli hanno sparato a bruciapelo. Poi hanno legato le mani all’altro mio fratello e gli hanno tagliato la gola. Poi sono venuti da me. Uno dei soldati parlava un po’ di pashto. Mi hanno chiesto se fossi un talebano. Ho detto che no, che ero un panettiere. Mi hanno legato le mani e uno di loro mi ha passato il coltello sulla gola tagliandomi tre volte. Non ero morto. Poi se ne sono andati. Le donne e i bambini nelle altre stanze piangevano e urlavano, ma erano salvi”.
 
Forze speciali Usa in azioneSoldati “stranieri” non identificati. La testimonianza di Abdul Manaan è confermata da molti altri abitanti del suo villaggio che abbiamo incontrato all’ospedale: le persone venute a farsi curare le ferite e i parenti che le hanno accompagnate. Raccontano di soldati che abbattevano le porte, che sparavano ai bambini e che tagliavano le gole. Tutti concordano che il raid è iniziato alle due di notte con il rumore di elicotteri da cui sono scesi decine di soldati, afgani e stranieri.
Gli afgani non sanno distinguere le nazionalità dei soldati della Nato: statunitensi, britannici, canadesi, olandesi, per loro sono tutti “stranieri”.
Nel sud dell’Afghanistan, forze speciali statunitensi e di altri paesi conducono missioni speciali assieme alle truppe scelte afgane: questi commando non rispondono ai locali comandi Isaf-Nato né sottostanno alle loro regole d’ingaggio.
 
Raid notturnoAltre drammatiche testimonianze. “Erano da poco passate le due quando i soldati stranieri hanno fatto irruzione in casa mia e hanno sparato ai miei figli nelle loro culle, colpendoli alla testa”, racconta Nabi Jan pieno di rabbia. “Ho raccolto i brandelli di cervello dal pavimento con le mie mani e li ho messi accanto ai loro corpi. Hanno ucciso diciotto persone quella notte e giuro che nessuno era un talebano: erano civili come me, con mani dure da contadini. Se non mi credete, venite al cimitero del villaggio: dissotterro i loro corpi e ve li mostro! I soldati se ne sono andati attorno alle cinque di mattina, quando era ancora buio. La mia famiglia da quel giorno vive accampata vicino al fiume. Abbiamo paura di tornare a casa”.
Borjan, un altro abitante di Toube, è seduto fuori dall’ospedale. “I soldati sono entrati nelle nostre case e hanno sparato a tutti quelli che trovavano, comprese le persone che dormivano nei loro letti. In una casa sono stati addirittura uccisi dei bambini nelle loro culle. A tre persone è stata tagliata la gola: due sono morte e una è qui ricoverata in ospedale”.
“Io ho perso due cugini quella notte”, racconta Noor Mohammad, seduto vicino a lui. “Quando abbiamo sentito gli elicotteri abbiamo avuto paura e ci siamo nascosti. I soldati hanno buttato giù la porta e hanno iniziato subito a sparare. Hanno ucciso quattro persone. I militari erano afgani e stranieri”.
 
Civili feritiLa protesta degli anziani di Garmsir.  Il 20 novembre, due giorni dopo il raid, quasi cento anziani e capi tribali del distretto di Garmsir sono venuti a protestare a  Lashkargah. Nella sede dell’Nsd, i servizi segreti afgani, sono stati ricevuti da rappresentanti delle autorità locali e dal capo della polizia di Helmand. All’incontro, carico di tensione, erano presenti anche ufficiali britannici del Prt di Lashkargah.
Uno di loro, un anziano zoppicante, ha preso la parola piangendo. “Il mio nome è Haji Ali Mohammad. Quella notte i soldati sono entrati in casa mia e hanno ucciso a sangue freddo due dei miei figli. Uno di loro era sposato da un mese. Non erano talebani, erano contadini. Siamo tutti poveri contadini!”.
Mohammad Husseini Andiwal, il capo provinciale della polizia, gli ha risposto: “Capisco il vostro dolore. Anche un cuore di pietra si scioglierebbe per le vostre sofferenze. Faremo di tutto per evitare che le forze straniere uccidano ancora in questo modo dei civili”.
Uno dei militari britannici del Prt ha preso la parola per dire che i comandi Isaf hanno avviato un’indagine su “l’incidente di Toube” ma che sarà difficile stabilire la nazionalità dei soldati stranieri coinvolti.
 
Matiullah Minapal
Aziz Ahmad Tassal* 
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